IN CINA, LA VECCHIA STRUTTURA DI POTERE, NON FUNZIONA PIU'. **paola

Pubblicato il da paetomm@gmail.com

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                                                                              La città proibita
RUBRICA SINICA. Il processo decisionale a Pechino è tutt'altro che rapido e centralizzato, e complicato dalla mancanza di trasparenza. Ma c'è un dibattito in corso, e tra qualche anno la Cina potrebbe assomigliare agli Usa.

PECHINO - Quanto è grande la differenza tra il Partito democratico e quello repubblicano negli Stati Uniti? Un americano direbbe che è enorme. Osservando il dibattito politico dall'altro lato del Pacifico sembra invece minuscola, visto che nessuna delle due fazioni ha nemmeno minimamente l'idea di cambiare l'architettura istituzionale di Washington.

Al contrario in Cina, come ha sottolineato l'ambasciatore Stapleton Roy, i cambiamenti istituzionali sono stati grandissimi, e hanno rivoluzionato0008---Stapleton-Roy--Victor-Fung.JPG l'atmosfera politica. Non c'è bisogno di sbirciare nei documenti segreti per rendersi conto della varietà di opinioni a Pechino e nel Partito comunista sul futuro del paese.

Alcuni, in vista del novantesimo anniversario della fondazione del Partito comunista di Shanghai, vorrebbero tornare ai tempi di Mao; altri, in cerca di un'identità inclusiva per tutti i cinesi di etnia Han, vogliono tornare ai tempi di Confucio.

Altri ancora, pensando ai tanti cinesi non di etnia Han dentro e fuori la Repubblica Popolare, vorrebbero fare il passo più lungo della gamba e avvicinarsi all'Occidente. Tutte queste idee hanno delle varianti, e avrebbero molte conseguenze sull'assetto politico e istituzionale del paese.

A una prima, superficiale occhiata, queste differenze sembrano molto più grandi di quelle americane - ma negli Usa ci sono due partiti, qui uno solo! Le divergenze cinesi sono in realtà molto più profonde, perchè coinvolgono praticamente tutte le istituzioni del paese, ognuna delle quali ha una propria agenda e una propria lista delle priorità.

In teoria, il Comitato centrale del partito e il politburo sono forum dove vengono raggiunti i compromessi. In realtà entrambi sono stati adattati ad altri usi: inizialmente doveva trasmettere gli ordini di un autocrate e del suo piccolo gruppo di assistenti, come nell'Urss di Stalin o ai tempi di Mao, o prendersi collettivamente la responsabilità di una decisione raggiunta tramite consensus, come ai tempi di Deng Xiaoping.

deng-xiaoping.jpgQuando c'era Deng il meccanismo funzionava perchè era retto da un gruppo di amici uniti nella buona e nella cattiva sorte da decenni. Avevano le stesse idee, e le esprimevano in riunioni alle quali convocavano un ristretto novero di persone cui si sentivano legate.

Con la scomparsa di queste persone è scomparso anche quel pensiero condiviso, perchè nessuno dei loro successori ha un legame così stretto con gli altri. Anche la Cina e il mondo sono immensamente cambiati negli ultimi quindici-vent'anni: tutto è più complicato e si muove più rapidamente oggi, motivo per cui la vecchia struttura di potere non funziona più.

Il partito unico resiste però, e non c'è una divisione chiara delle responsabilità: tutto va discusso collettivamente a tutti i livelli. Il risultato è che c'è una grande differenza di opinioni nel partito, e prendere una decisione a tutti i livelli può essere molto complicato. Per esempio, non è molto chiaro chi in Cina avrebbe il potere di dichiarare la guerra.

Negli Usa è tutto chiaro: nel periodo limitato nel quale resta in carica (quattro o otto anni) spetta al presidente. col consenso del Congresso. Ma in Cina? Da questa domanda ne segue un'altra: chi può fermare la guerra in Cina?

Dato che ogni dipartimento ha la propria agenda, le proprie priorità e la propria nicchia di potere da difendere, praticamente ogni ramo del governo potrebbe iniziare un conflitto commerciale - o addirittura una vera e propria guerra per colpa di due pescherecci o per problemi sull'import di funghi e pollo - per futili motivi.

Questa non è una prerogativa cinese, ma in altri paesi esistono dei meccanismi per tenere sotto controllo eventuali esplosioni di rabbia e arroganza. A Pechino non è chiaro chi parla per sè e chi parla per il presidente o il politburo, nè come queste esplosioni potrebbero essere arginate. Ci sono troppe idee, non c'è un sistema che le canalizzi e le tenga sotto controllo: la catena di comando è tutt'altro che agile e snella.

Se in Occidente ci sono tre poteri (quattro con la stampa) conQuarto-potere.jpg responsabilità chiare e distinte, in Cina ce n'è una dozzina, con responsabilità che si sovrappongono. Pur rifiutandola ufficialmente, Pechino pratica una divisione dei poteri ancora più complicata e strana di quella occidentale.

Qui le decisioni vengono prese avendo in testa il bene più grande per il paese - e dopo un frenetico scambio di favori.

Il fatto che le differenze di opinione vengano nascoste e che il sistema sia così poco trasparente complica ulteriormente l'individuazione di queste correnti di pensiero e delle decisioni stesse.

A novant'anni dalla fondazione e in vista del diciottesimo congresso, il Partito dovrebbe trovare il modo di concentrare il potere. Visto dalla Cina, il sistema occidentale potrebbe semplificare quello attualmente in uso e appunto concentrare il potere, piuttosto che disperderlo. Potrebbe esserci un partito con due linee, e il voto popolare potrebbe eleggere un presidente in grado di ristrutturare il sistema.

confucio smallIl principale ostacolo a questo scenario sono le nuove élite, la cui influenza verrebbe ridotta.

Ci sono tanti motivi per essere pessimisti e attendersi il peggio, ma forse non andrà così. In Cina c'è un dibattito in corso di cui bisogna attendere l'esito. Alla fine, se non due partiti, potrebbero comunque emergere due linee di pensiero, e le differenze fra loro potrebbero ridursi nel tempo, proprio come è successo negli Usa.

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