IN UN'AFRICA INVASA DAI CINESI, OBAMA SEGNA UN PUNTO IN LIBIA.

Pubblicato il da tommasoliguori50

In Libia Obama ha sconfitto i cinesi?

Repubblica.it
dal Blog di Federico Rampini

                                                                                            barackobama-universitadelcairo.jpg
Come primo artefice della risoluzione Onu sulla no-fly zone, Barack Obama può mettere un’ipoteca sostanziosa sulla vittoria contro Gheddafi, se e quando arriverà la resa finale del raìs.

Il bilancio che il presidente americano fa della sua strategia è in questa frase: “E’ crollato in soli sei mesi un regime che durava da 41 anni, e non è stato necessario CINESE-IN-MEZZO-A-NERI.jpgmandare un solo soldato americano sul territorio libico”.

E’ proprio questa l’ardita quadratura del cerchio, la sfida che a molti sembrava impossibile: imprimere una direzione alla rivolta libica, “nella quale c’erano gli echi di Tunisi e del Cairo”, fermare “il massacro dei topi” che Gheddafi aveva promesso contro i rivoltosi, senza impegnare direttamente l’America nella terza guerra simultanea in una nazione islamica.

Obama ce l’ha fatta sventando anzitutto una coalizione temibile: quel “gruppo delle astensioni” che all’Onu aveva riunito l’intero arco dei Bric, cioè Brasile Russia India e Cina (oltre alla Germania).

.Fosse andata male la sua scommessa, oggi Gheddafi e il suo petrolio sarebbero nella sfera d’influenza di quelle potenze emergenti

E invece il presidente è riuscito a costruire “una coalizione originale”, composta dalla Nato e da diversi paesi arabi, con l’America intervenuta a fornire “il grosso della capacità di fuoco iniziale”.

Poi il passo indietro, per lasciare a Francia e Inghilterra il ruolo di punta (sia pure col sostegno essenziale degli americani nella logistica, l’intelligence, lo spionaggio elettronico).

Come per l’uccisione di Bin Laden, Obama oggi può vantare un trofeo che era sfuggito a ogni altro presidente da Ronald Reagan in poi: è lui a firmare la caduta delobama-turista.jpg “dittatore che col terrorismo fece tante vittime anche tra gli americani” (strage di Lockerbie). Ma non usa la parola vendetta, né castigo. Anzi Obama ripete il suo appello alle forze ribelli riunite nel Cnt: “L’opposizione continui la transizione pacifica, inclusiva, giusta. Cercate la riconciliazione, non le rappresaglie violente”.

E’ chiaro il suo timore: il vero successo può ancora sfuggire di mano all’America e agli alleati Nato, se nel dopo-Gheddafi la Libia dovesse avvitarsi in una resa dei conti tra forze tribali, una spirale centrifuga e disgregante.

Per questo Obama ha già dato mandato a Hillary Clinton di riunire gli alleati “per affrontare subito l’emergenza umanitaria”, e poi la ricostruzione della Libia sarà “all’ordine del giorno dell’Assemblea generale dell’Onu a fine settembre”.

Obama fa un altro passo avanti nella sua strategia per assecondare la “primavera araba” senza ingerenze e intromissioni.

Come Ben Ali, come Mubarak: ogni dittatore finito nel suo mirino è sconfitto.

Gli oppositori di destra, come l’ex rivale alle presidenziali John McCain, non riescono a trovare molti appigli per criticarlo, se non la facile ironìa sul presidente che “guida la guerra dalle retrovie”, cioè mandando avanti francesi e britannici.

Una guerra “che poteva durare molto meno con un maggiore impegno americano”, dice McCain.

Dimenticando per un attimo l’ossessione della destra repubblicana per i tagli al deficit cinafrica1-large.jpgpubblico: Obama è riuscito a portare a casa la vittoria meno cara nella storia recente degli Stati Uniti, appena un miliardo di dollari per far fuori Gheddafi contro i 1.300 miliardi di Iraq e Afghanistan.
Federico Rampini

http://rampini.blogautore.repubblica.it/2011/08/23/in-libia-obama-ha-sconfitto-i-cinesi/

 

 

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