DE MAGISTRIS AVEVA RAGIONE?? INCHIESTA WHY NOT, SI CELEBRA IL PROCESSO!!

Pubblicato il da tommasoliguori50

 


La rivincita di Luigi de Magistris
In Cassazione rivive l’inchiesta Why Not

di Rita Di GiovacchinoDe Magistris
Il Fatto Quotidiano
Il presidente della Suprema Corte, Giovanni De Roberto, ha annullato la decisione del gup di Catanzaro e rinviato gli atti ad altro giudice per un nuovo giudizio.

Riconosciuta l'esistenza dell'associazione per delinquere di cui facevano parte politici, amministratori e imprenditori

Il sindaco di Napoli ed ex pm Luigi De Magistris ha altri problemi per la testa, ma può dirsi davvero soddisfatto perché sia pure con ritardo la giustizia gli ha dato ragione.

Pochi giorni fa, il 21 settembre, è stata depositata presso la cancelleria della Cassazione una sentenza che annulla la decisione del gup di Catanzaro Abigail Mellace e rinvia gli atti ad altro giudice del tribunale di Catanzaro per un nuovo giudizio.

Non parliamo di una sentenza qualunque, ma dell’inchiesta Why Not, la madre di tutte le inchieste che a dire, non soltanto di de Magistris, aveva sollevato il velo sul “comitato di affari” che dominava la città.

Ma soprattutto su un intreccio di politico-affaristico, con contorno di ambienti massonici e servizi deviati, che ha precorso inchieste come la P3 e P4 di Roma e Napoli.

Basti dire che nella prima fase dell’indagine compariva anche Luigi Bisignani, quale rappresentante della Ilte spa.

L’inchiesta culminò il 18 giugno 2007 con 26 perquisizioni.

Anche nello studio di Pietro Scarpellini, consulente “non pagato” della Presidenza del Consiglio.

Un ruolo centrale nella vicenda lo svolgeva l’imprenditore Antonio Saladino, presidente della Compagnia delle Opere della Calabria, uno che locandinatelefonava molto.

Dai tabulati, ricostruiti da Gioacchino Genchi, risultò in contatto perfino con Romano Prodi (estraneo all’inchiesta).

De Magistris fu accusato di aver speso 9 milioni in intercettazioni telefoniche, agli atti non ce n’era neppure una.

Frequenti però i contatti tra il ministro della Giustizia Clemente Mastella e Saladino: il Guardasigilli reagì chiedendo il trasferimento del pm e del capo della Procura Lombardi.

Alla fine furono in due a doversi dimettere: De Magistris, costretto ad abbandonare l’indagine e poi la magistratura, ma anche Mastella, la cui decisione provocò la fine anticipata del governo Prodi.

Un terremoto politico-giudiziario, che oggi il presidente della Suprema Corte Giovanni De Roberto, rilegge in maniera totalmente diversa, riconoscendo l’esistenza di quell’associazione per delinquere, fortemente sostenuta da de Magistris e negata dal gup Mellace, di cui facevano parte politici, amministratori e imprenditori.

Tra questi gli assessori Ennio Morrione e Nicola Adamo del Pd.

Sosteneva il gup che le condotte illecite “sono state poste in essere con l’accordo di pubblici funzionari, ma in virtù di singole intese”.

Una sentenza che fece gridare al “flop investigativo” di de Magistris.

Il presidente De Roberto capovolge l’assunto:  ”La ritenuta mancanza di ogni accordo o vincolo tra gli imputati “soggetti pubblici” non può portare alla negazione dell’esistenza dell’associazione, il legame associativo non va ricercato solo tra tali soggetti, ma tra questi, singolarmente considerati, e i rappresentanti delle società facenti capo al Saladino o ai suoi collaboratori”.

Può sembrare strano che il terremoto di Why Not, con le laceranti guerre tra le procure di Potenza, Salerno, Catanzaro e le sofferte decisioni del Csm, sia dovuto a un’inchiesta che si è conclusa con sole otto condanne.

In realtà gli indagati erano 150, i rinviati a giudizio 34.

Fu il procuratore generale di Catanzaro, Dolcino Favi, a decapitare Why Not avocando a sé per presunta incompatibilità l’inchiesta.

Il processo è ancora in corso.

Dice oggi il sindaco di Napoli, raggiunto telefonicamente da Il Fatto Quotidiano: “La decisione della Cassazione ribalta la sentenza del gup sulla parte dell’inchiesta che ero riuscito a preservare dopo l’avocazione illegittima per la quale è ancora in corso un procedimento giudiziario”.

Per De Magistris è stata una pagina amara: “La mia vita è cambiata, ma voglio ricordare il prezzo pagato dai colleghi di Salerno, i pm Gabriella Nuzzi, Dionigio Versani e dal procuratore Apicella“.

E poi l’ultimo affondo: “Sarebbe bene che si levasse qualche voce di autocritica per quei comportamenti omissivi e censori del Csm, ma anche dall’Associazione nazionale magistrati”.

Lui oggi non è più pm, ma il processo riparte.

 

 

http://goo.gl/hygxC

Le inchieste di De Magistris

L'inchiesta Poseidoneposeidone

È un'indagine lanciata nel maggio 2005 per un presunto uso illecito di denaro pubblico legato agli aiuti comunitari per 200 milioni di euro.

Associazione a delinquere finalizzata alla truffa è il reato ipotizzato dalla Procura di Catanzaro nei confronti del generale della guardia di finanza Walter Cretella-Lombardo, consigliere del vicepresidente dell'Unione europea e commissario europeo alla Giustizia, Franco Frattini.

La Procura calabrese ha fatto perquisire l'abitazione romana dell'alto ufficiale ed il suo ufficio ad Ostia e sequestrato computer, cd rom e documentazione cartacea.

Le perquisizioni sono iniziate in seguito al ritrovamento a casa di uno degli indagati, Giovambattista Papello, ex subcommissario per l'emergenza ambientale della Regione Calabria, di un biglietto da visita dell'ufficiale, sul quale era scritto a mano il suo numero del telefono cellulare. A Papello furono trovate, tra l'altro, alcune intercettazioni illegali di colloqui telefonici, risalenti al novembre 2004, dell'ex presidente dell'ANAS, Vincenzo Pozzi, con il segretario dei Democratici di Sinistra, Piero Fassino, e con Pietro Folena. Tra i materiali gli investigatori trovarono anche il biglietto da visita del generale Cretella-Lombardo, che comanda la Scuola di polizia tributaria delle Fiamme gialle con sede ad Ostia, e all'epoca comandava il secondo reparto della guardia di finanza addetto alla collaborazione internazionale e all'interscambio con le polizie di altri paesi. L'inchiesta Poseidon riguarda una serie di presunti illeciti nella gestione dei finanziamenti destinati alla depurazione.

Tra gli altri sono indagati il segretario dell'UDC, Lorenzo Cesa, in qualità di martelletto-sfondo-codici.jpgsocio di una società che avrebbe ricevuto un finanziamento per realizzare nel cosentino uno stabilimento per la produzione di DVD, realizzato soltanto in parte, nel quale non sarebbe mai stata avviata la produzione; l'ex presidente della Giunta regionale della Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, attuale vicepresidente dell'istituto Garante per la privacy, l'ex assessore regionale all'Ambiente, Domenico Basile, uno degli uomini di punta di Alleanza Nazionale in Calabria. Le indagini condotte dai carabinieri ruotano attorno alla destinazione ed all'utilizzo di duecento milioni di euro ed hanno preso spunto dalla relazione del 2004 della sezione regionale di controllo della Corte dei conti.

L'OLAF, l'agenzia antifrode dell'Unione europea, ha contestato un reato di frode comunitaria a Papello, Cesa e Fabio Schettini, già segretario dell'ex ministro di Forza Italia Franco Frattini, poi commissario europeo, oggi Ministro degli Affari Esteri. [3]

L'inchiesta è stata tolta a de Magistris dal procuratore Mariano Lombardi per irregolarità procedurali.[senza fonte]
L'inchiesta SbP [modifica]

L'inchiesta verte su contributi europei chiesti per l'avvio di una attività imprenditoriale in Calabria che avrebbe dovuto creare occupazione per 40 persone. Nell'inchiesta risulta indagato anche il segretario dell'UDC Lorenzo Cesa.


L'inchiesta Why not

L’inchiesta, chiamata Why Not dal nome di una società di lavoro interinale la cui attività rappresenta uno dei filoni principali dell’indagine, ha registrato un momento di svolta il 18 giugno 2007 quando il pm de Magistris ha fatto eseguire dai carabinieri 26 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati.

Tra loro anche Pietro Scarpellini, consulente "non pagato", come precisò all’epoca Palazzo Chigi, della Presidenza del Consiglio.

Nell’inchiesta risultano indagati, inoltre, Luigi Bisignani, consulente della Ilte spa, ed il senatore Giancarlo Pittelli, di Forza Italia.

Un ruolo centrale nella vicenda sarebbe stato svolto dall’imprenditore Antonio Saladino, allora presidente della Compagnia delle Opere della Calabria.

L’inchiesta ruota attorno anche a presunti contatti tra Saladino e l’allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi.

Contatti successivamente smentiti dalle inchieste.

Negli atti dell’inchiesta figurano anche alcune intercettazioni telefoniche riguardanti colloqui tra il ministro della Giustizia Clemente Mastella, la cui posizione è stata successivamente archiviata per insussistenza dei fatti, e l’imprenditore Antonio Saladino.

Da notare che Clemente Mastella aveva chiesto precedentemente il trasferimento di de Magistris e il CSM ha rimandato il trasferimento a dicembre 2007.

Alla fine sia de Magistris che i suoi collaboratori sono stati rimossi dall’inchiesta.

La vicenda ha creato un grave conflitto senza precedenti tra le Procure di Salerno e Catanzaro, creando un caso nazionale che ha fatto intervenire anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il pm de Magistris e il ministro Mastella, per motivi opposti, sono stati entrambi oggetto di minacce.

Altri indagati nell’inchiesta sono il generale Paolo Poletti, capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, Nicola Adamo (Ds), in quella fase vicepresidente della Regione Calabria, Mario Pirillo (ex-Margherita, poi Pdm), assessore regionale all’agricoltura e un consigliere regionale dei Ds, Antonio Acri.

Il 19 ottobre 2007 la procura di Catanzaro, nella persona di Dolcino Favi toghe.jpg(avvocato generale dello Stato e procuratore generale reggente a Catanzaro), ha avocato a sé, per presunta incompatibilità, l’inchiesta, sottraendola a de Magistris.

Il Pg facente funzioni ha inoltre disposto che la notizia venisse ufficialmente comunicata al P.M. solo il 22 ottobre.

In un’intervista a Repubblica de Magistris dichiarerà infatti di esserne venuto a conoscenza dalla stampa.

Giova ricordare che Favi, comunque, già nel 1989 era stato oggetto di attenzioni da parte del CSM e della Camera dei Deputati per «essere dedito a sistematiche violazioni di norme, in particolare di quelle poste a presidio dei diritti fondamentali dell’individuo».

Giova anche ricordare che Favi avocò "Why Not" giusto una settimana prima che scadesse la sua carica a procuratore e quando il CSM aveva già nominato il procuratore titolare, attuando l’avocazione in una forma particolarmente aggressiva (facendo, cioè, aprire, a insaputa del PM, la cassaforte dell’ufficio, prelevandone tutti gli atti d’inchiesta).

Infine anche la presunta incompatibilità sostenuta da Favi (riguardante l’iscrizione sul registro degli indagati il ministro Mastella, che aveva chiesto il trasferimento di de Magistris), si è rivelata inesistente poiché Mastella era stato iscritto come senatore, e che le intercettazioni disposte dalla procura (come risulterà, a febbraio 2009, dai giudici di Salerno) erano perfettamente legittime poiché non vi era modo di associare preventivamente l’utenza usata anche da Mastella ad un parlamentare.


L'inchiesta Toghe lucane

Luigi de Magistris ha infine indagato sul caso denominato Toghe lucane. Secondo il giudice un "comitato d'affari" comprendente politici, magistrati, avvocati, imprenditori e funzionari avrebbe gestito grosse operazioni economiche in Basilicata.

La guardia di Finanza ha perquisito nei primi mesi del 2007 le abitazioni e gli uffici del sottosegretario allo Sviluppo economico Filippo Bubbico (Ds), del procuratore generale di Potenza Vincenzo Tufano, dell'avvocato Giuseppe Labriola e della dirigente della squadra mobile di Potenza Luisa Fasano.

Le ipotesi di reato addotte da de Magistris sono quelle di abuso d'ufficio per Tufano; corruzione in atti giudiziari e associazione per delinquere per Labriola; abuso d'ufficio per Fasano; abuso d'ufficio, associazione per delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche per Bubbico che è stato presidente della Regione Basilicata.

Nell'inchiesta sono indagati uomini politici, amministratori, imprenditori, funzionari e magistrati in servizio in Basilicata (fra questi ultimi, uno ha lasciato la magistratura e altri sono già stati trasferiti in altre sedi dal Consiglio Superiore della Magistratura).

Bubbico, si legge nel decreto di perquisizione redatto dal pm di Catanzaro de Magistris, è "il punto di riferimento politico apicale, unitamente ad altri appartenenti alla politica", nel "comitato di affari" al centro dell'inchiesta. L'inchiesta avrebbe messo in luce, sempre a carico di Bubbico - che è stato presidente della Giunta regionale della Basilicata nella passata legislatura - "una logica trasversale negli schieramenti", con il "collante degli affari". Successivamente per quasi tutti i più di 30 indagati da de Magistris è stata richiesta l'archiviazione o l'assoluzione.

Il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura il trasferimento cautelare d'urgenza di de Magistris, per presunte irregolarità nella gestione del caso Toghe lucane.

In aprile 2009, Il Gip di Salerno Maria Teresa Belmonte ha prosciolto Luigi de Magistris (ormai dimessosi da mesi) dall'accusa di rivelazione di segreti d'ufficio e abuso d'ufficio nell'ambito di questa inchiesta.La-legge-e--uguale-per-tutti.jpg

Scelta che fa seguito alla decisione della Cassazione del 2 aprile di non spostare la sede del procedimento, dichiarando inammissibile il ricorso dell'ex coordinatrice della Dda di Potenza, Felicia Genovese, finita a sua volta nell'inchiesta "toghe lucane" ad opera dell'ex pm de Magistris.

Nel marzo 2011 l'intera inchiesta è stata infine archiviata dal gup di Catanzaro Maria Rosaria di Girolamo, che ha definito l'impianto accusatorio «lacunoso» e tale da non presentare elementi «di per sé idonei» a esercitare l'azione penale.

Tutti e trenta gli indagati sono così stati prosciolti.

Nonostante le richieste dei mezzi d'informazione, de Magistris si è rifiutato di lasciare alcuna dichiarazione in merito.

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_de_Magistris

 

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